venerdì 10 dicembre 2010

Purtugau - prima puntata

Dunque, Portogallo.
Vivere a Milano mi sta costringendo a svegliarmi ad orari antelucani, come ho già avuto modo di chiarire. Ma in fondo me le cerco. Venerdì mattina la levata è alle 5. C'è un autobus da prendere con pendolari assonati, direzione Cadorna. Da lì Malpensa, quindi Porto. Con Giourgio e Pietro bastano pochi sguardi con gli occhi a fessura per capirci. Non ho molta voglia di parlare. Il ricchione (Giorgio) mi ricorda che la sera c'è Lazio-Inter. Vabbè, sti cazzi. Si parte con i nuovi propositi formato-vacanza. 1.Lasciar perdere il calcio italiano mentre sono via; 2.lasciar perdere Facebook; 3.lasciar perdere un po' tutto: in fondo, si sa, l'acqua di mare aiuta a cicatrizzare le ferite e il Portogallo si affaccia sull'Oceano.

"Vaffanculo, che città di merda!".
Gabriele fa il suo esordio sulla scena. Più che altro, il suo ingresso sul treno per l'aereoporto è una vera e propria irruzione. Lo sento sbuffare e smoccolare già mentre è lì che si affanna sul binario. Arriva di corsa da casa sua, in zona S.Babila. Se l'è fatta a piedi. Poi si chiude in bagno. In tutto il viaggio, manterrà una media di frequenza delle latrine di due ore. "la vita è tutto un entrare e un uscire", arriverà a sentenziare a Lisbona, con un bel carico di doppi sensi. Ricordo ancora il suo aneddoto sul verme solitario. Merda, spero di non capitare con lui in camera. Arriva anche Sangalli, in orario (incredibile), mentre Cinzia e Arcangelo sono in ritardo (fantascientifico) e pigliano il treno dopo.

Partiamo e arriviamo in orario. La prima impressione è quella di una realtà ovattata, compassata, moderna e funzionale. I due ricchioni (uno lo conoscete già, l'altro è Pietro, che in un lampo decido di ribattezzare Brunettu) sono stati costretti ad imbarcare i bagagli, che arrivano con una puntualità da infarto. Incrocio un tizio francese che ha avuto problemi con il suo, di bagaglio. Un impiegato dell'aereoporto gli spiega il da farsi, con calma e in un buon francese.
Per raggiungere l'ostello, in centro, prendiamo la metro, residuo delle grandi opere per Euro 2004. Il treno passa accanto alle case dei contadini. Sfiora silenzioso i recinti delle galline. Arriviamo alla nostra stazione, Bolhao. Le stazioni sono bellissime. Colori tenui, pareti a mosaico, nessuna calca per salire e scendere dai vagoni. E poi i nomi delle stazioni: Heroismo, Senhor dos Matosinhos, Estadio do Dragao. Io da due mesi tutte le mattine passo da fermate come Bande Nere e Precotto.
Arriviamo all'ostello. Non è il Ritz, ma a noi zozzoni della cultura basta e avanza. La tizia alla recepition è carina e disponibile. Si sforza di parlarci in un buon italiano. Pessima scelta, di fronte a gente tutta laureata in corsi di Lettere. All'inizio ci mostriamo indulgenti, ma all'ennesimo ausiliare sbagliato la aggrediamo. Lei sorride e vabbè, la perdoniamo.
Scatta l'assegnazione delle camere. Siamo in 6 da distribuire in 3 camere matrimoniali. Brunettu lancia l'idea del secolo: estrazione tramite tessere dell'atm.
Capito in stanza con Gabriele.
Principio sì giolivo, ben conduce.

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