giovedì 25 novembre 2010

Altà fedeltà

Da quando mi vedo costretto ad alzarmi alle 7.15 del mattino (si, è incredibile: le 7 del mattino esistono, ora ne ho le prove), mi sono reso conto che il mio cervello, in quel lasso di tempo tra la sveglia e l'attimo in cui infilo la chiave nella toppa, se na va un po' per i cazzi suoi. Stamattina in regia hanno deciso che oggi era il giorno giusto per cominciare un nuovo esperimento: leggere un libro in metro. Mi sono così sorpreso ad infilare la copia di Alta fedeltà nella mia già traboccante borsa. Mentre mi incammino verso la metro, ancora provato dall'accoppiata familiare di Moretti gelata-panzerotto untissimo ingollati ieri sera dal Pres, mi domando chi cazzo me l'abbia fatto fare. Sul treno, così come su qualsiasi mezzo di trasporto, mi sono sempre scoperto capace di fare solo due cose: ascoltare musica e leggere sì, ma i quotidiani (principalmente la Gazza; segue a ruota il Corriere). Leggere un romanzo presuppone una buona dose di concentrazione e io becco sempre bambini ruomorosi o gente alquanto loquace al cellulare. Però ormai è deciso. Le spiegazioni credo siano due. Uno: cambiare abitudini non fa male. Due: il mio lettore mp3 sta esaurendo la carica. Cioè, mentre andavo in bagno, ingrassavo il mio panino mattutino con della marmellata e mi vestivo, il mio cervello ha elaborato questa cosa: che bisognava creare una valida alternativa al lettore quasi scarico. Considerato che un uomo non riesce a fare due cose contemporaneamente (e che io sono un uomo, almeno sessualmente parlando), questa per me è una bella conquista. Non solo, ma le mie sinapsi mi fanno uscire di casa qualche minuto prima del solito, così magari evito il treno intasato delle 8.15 e posso addirittura sedermi. Leggere in piedi sarebbe stato chiedere troppo, sarei potuto svenire per l'immane sforzo. Ovviamente il treno è intasato, così le cuffie del lettore si muovono da sole verso le mie orecchie.
Esattamente due mesi fa eravamo assieme, in un placido sabato mattina. Nonostante mi avessi appena rivelato i tuoi dubbi, ce ne stavamo lì abbracciati. Chissà cosa mi ero messo in testa.
Siamo già al Duomo e come previsto la metro si svuota. Mi fiondo su un posto libero, bruciando sul tempo un tizio. Caccio fuori il libro, rassegnato all'idea che non riuscirò a leggere più di una pagina. O che mi distrarrò e finirò a Sesto Rondò. Invece mi stupisco e riesco a leggerne cinque, di pagine, azzeccando la fermata giusta.
Sono queste le cose che ti fanno capire che ci stai provando di brutto.

3 commenti:

  1. Oddio, mi sembra strano leggere di chi non ha mai letto libri sui mezzi pubblici, visto che per me è un'abitudine da sempre (anzi, fino a qualche tempo fa leggevo anche camminando). Io ormai riesco a isolarmi abbastanza efficacemente, bimbi urlanti, casalinghe disperate e manager di dubbio successo vengono automaticamente gettati fuori dal mio cervello (complice anche l'ipod). Raramente ho sbagliato fermata e l'allenamento costante mi porta a riuscire a leggere anche stando in piedi.
    Però non mi riesce di studiare, quello proprio no. E dire che con l'ora abbondante che il traffico romano mi costringe a passare sui mezzi mi tornerebbe utile.
    Questo è un post da EquiLibrismi, ragion per cui lo "rubo" :P (citazione prevista, ovviamente)
    Alta Fedeltà è stupendo, goditelo.

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  2. Io riesco a leggere sui mezzi solo se non ho rompicoglioni intorno. Anzi, riesco addirittura a essere una persona migliore senza rompicoglioni intorno.

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  3. Cazzo come avrei voluto assistere alla scena di di te che svieni per lo sforzo della lettura in piedi...

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