Dunque. Calma Ale. Respira.
Venerdì vado a vedere una casa. L'annuncio dice che due ragazzi stanno cercando un terzo. Singola a 450 euro, zona Lambrate. Ci sentiamo via sms (mi risponde dopo due giorni, con calma) e vado, speranzoso, all'appuntamento. In casa non sono in due, ma in CINQUE, e cercano il sesto. Si aggiunga che sono tutti dee-jay e musicisti e quando arrivo c'è uno che si diletta con la chitarra. Un bordello infernale. "Fammi sapere se ti interessa", mi fa sto Fabri Fibra dei poveri. Contaci. Ieri sera altro appuntamento. Precotto, singola a 360 euro. Ho il numero di uno con cui ho concordato giorno e ora. Chiamo e risponde una. E' la sua morosa, lui è ammalato. Gli chiedo di aprirmi e lei dice si, però non mi spiega che porta devo prendere, che scala devo salire. La richiamo e mi fa: "ah, mi sono dimenticato di dirti che in realtà non siamo a Milano". E allora chi cazzo mi ha aperto? Mi faccio dire qual è il campanello, risuono e fianlmente entro. Davanti a me ci sono altri due ragazzi che la stanno vedendo e devo aspettare il mio turno. La casa è carina, grande. La stanza non è una reggia, ma può andare. Ci sono due ragazze e un ragazzo, cercano un altro maschietto. L'unica mia riserva è che non ho mai abitato in case miste, ma vabbè. Dico che per me va bene, e loro ocvviamente mi fanno sapere che dovranno fare la selezione. Su quali criteri non si sa, visto che io non ho quasi mai aperto bocca. Ovviamente non mi richiameranno.
Ora devo andare a vederne un'altra. Nel frattempo, mi prendo una pausa per fissare un altro appuntamento, per domani. Chiamo il tizio, che che mi ha mandato il suo numero via mail (lo avevo contattato tipo una settimana fa) e mi dice che non risponde mai alle mail e agli sms. vabbè, lo chiamo, ma nn col cellulare dato che ho pochi soldi. Chiamo con un telefono fisso della scuola, di quelli che quando lo usi compare la odiosa scritta 'privato'. Risponde un tipo dall'accento spagnolo. Ha risposto alla mia mail tipo un'ora prima ma già non sa più chi sono. Poi mi fa: "chiamami con un numero visibile". "Guarda che non ho soldi nel cellulare", replico. E lui mi butta il telefono in faccia.
Ditemi voi.
Sapevatelo
Pensieri e parole in libertà di un aspirante (ma già alla frutta) giornalista
lunedì 21 febbraio 2011
giovedì 17 febbraio 2011
Ditemi voi #1
Dunque. C'è una casa che mi interessa, trovo l'annuncio su Easystanza. Non mi sono abbbonato al sito, così non di tutti gli inserzionisti posso visualizzare mail e cellulare. Gli mando una mail attraverso il sito, dicendo al tizio di NON rispondermi sul sito stesso: visto che non sono abbonato, non posso nememno visualizzare le sue mail. Gli lascio il mio cellulare e l'indirizzo mail che uso di solito. E il tizio, ovviamente, mi risponde sul sito. Re-invio un'altra mail, cercando di essere più chiaro. E lui, ovviamente, mi risponde di nuovo sul sito.
Trovare casa a Milano è impossibile. Mi domando la gente come abbia fatto. La maggior parte degli annunci sono destinati a ragazze e io, di andare ad operarmi a Casablanca, francamente non ho voglia. Quelli che chiami (e che si degnano di rispondere) ti dicono: "si vieni, poi facciamo la selezione". Perchè vista la scarsità di annunci accessibili, su quelle case che sembrano decenti la gente si butta come le mosce sulla merda. E anche il tempo che ho a disposizione è poco: questo master è davvero full-time, come si suol dire.
Cinque mesi fa credevo di essermi sistemato, dopo 2 settimane di ricerca affannosa. Non vi racconto cosa è stato vivere con il mio coinquilino per tutto questo tempo. Prima mi dice che mi farà il contratto, poi dice che non si può più fare e mi chiede lo stesso una caparra di 2 mesi, pari a 900-diconsi-900 euro. Gli faccio giustamente notare che, senza un contratto, non può chiedermi caparre. E qui se ne esce con il colpo di genio assoluto. Vi giuro che è tutto vero, mi cadessero le braccia in questo momento. Mi dice che esige la caparra in quanto, testuali parole, "ti ho preso in casa facendoti un favore, perchè stavi fuori e mi hai fatto pressioni per entrare qui". Poi prosegue: "quando sono venuto a Milano ho dormito per un mese sulla panca di una chiesa, ti sto facendo un favore ed è ora che tu lo faccia a me. Devi sicuramente aver pensato di poterti comportare come ti pare, visto che come te sono di Messina". Fantastico. Nel frattempo, mentre gli stress della scuola aumentano, comincia a rendermi la vita impossibile: mi critica quando faccio le pulizie, afferma che la mia stanza puzza e che questo "è un dato di fatto perchè ho il naso migliore del tuo". Smette di rivolgermi la parola e quando lo fa è solo per farmi notare che ho lasciato un capello nel lavandino (lui è pelato) o perchè "il lavandino della cucina è impresentabile" (c'erano due gocce d'acqua). Per chiudere in bellezza, di fronte alla mia fermezza nel non dargli i soldi della caparra, sabato scorso mi viene a dire che entro il 5 marzo devo trovarmi una nuova casa.
Inutile dire che non l'ho presa benissimo, ma tant'è. Inutile dire che potrei addirittura denunciarlo, dirgli che non me ne vado, ma al solo pensiero di tornare a casa stasera mi viene il voltastomaco.
Non scrivo tutto questo perchè voglio essere compatito. Se però in questi giorni mi vedete un po' nervoso, almeno sapete il perchè.
Trovare casa a Milano è impossibile. Mi domando la gente come abbia fatto. La maggior parte degli annunci sono destinati a ragazze e io, di andare ad operarmi a Casablanca, francamente non ho voglia. Quelli che chiami (e che si degnano di rispondere) ti dicono: "si vieni, poi facciamo la selezione". Perchè vista la scarsità di annunci accessibili, su quelle case che sembrano decenti la gente si butta come le mosce sulla merda. E anche il tempo che ho a disposizione è poco: questo master è davvero full-time, come si suol dire.
Cinque mesi fa credevo di essermi sistemato, dopo 2 settimane di ricerca affannosa. Non vi racconto cosa è stato vivere con il mio coinquilino per tutto questo tempo. Prima mi dice che mi farà il contratto, poi dice che non si può più fare e mi chiede lo stesso una caparra di 2 mesi, pari a 900-diconsi-900 euro. Gli faccio giustamente notare che, senza un contratto, non può chiedermi caparre. E qui se ne esce con il colpo di genio assoluto. Vi giuro che è tutto vero, mi cadessero le braccia in questo momento. Mi dice che esige la caparra in quanto, testuali parole, "ti ho preso in casa facendoti un favore, perchè stavi fuori e mi hai fatto pressioni per entrare qui". Poi prosegue: "quando sono venuto a Milano ho dormito per un mese sulla panca di una chiesa, ti sto facendo un favore ed è ora che tu lo faccia a me. Devi sicuramente aver pensato di poterti comportare come ti pare, visto che come te sono di Messina". Fantastico. Nel frattempo, mentre gli stress della scuola aumentano, comincia a rendermi la vita impossibile: mi critica quando faccio le pulizie, afferma che la mia stanza puzza e che questo "è un dato di fatto perchè ho il naso migliore del tuo". Smette di rivolgermi la parola e quando lo fa è solo per farmi notare che ho lasciato un capello nel lavandino (lui è pelato) o perchè "il lavandino della cucina è impresentabile" (c'erano due gocce d'acqua). Per chiudere in bellezza, di fronte alla mia fermezza nel non dargli i soldi della caparra, sabato scorso mi viene a dire che entro il 5 marzo devo trovarmi una nuova casa.
Inutile dire che non l'ho presa benissimo, ma tant'è. Inutile dire che potrei addirittura denunciarlo, dirgli che non me ne vado, ma al solo pensiero di tornare a casa stasera mi viene il voltastomaco.
Non scrivo tutto questo perchè voglio essere compatito. Se però in questi giorni mi vedete un po' nervoso, almeno sapete il perchè.
lunedì 20 dicembre 2010
Torniamo subito.
Sapevatelo va in vacanza. Speriamo di potervi allietare con un post prima di capodanno. Nel frattempo, buon Natale a tutti. Tranne che a Benitez.
mercoledì 15 dicembre 2010
La controinformazione della Tobagi è finalmente arrivata
'MM, ovvero MarmellataMediatica, è il blog ufficiale del Master in Giornalismo dell'Università di Milano, in provincia di Macerata. Raccoglie su di sè l'eredità di uno dei maggiori giornalisti del nostro paese: Bruno Batosta. Devoto di Odino, dannunziano, criptofascista e dopo la caduta del muro di casa sua, storpio, Bruno Batosta è oggi un lucido esempio di inutile resistenza all'alcol e alle droghe pesanti. A lui oggi vogliamo dedicare la nostra passione per la comunicazione giornalistica e rendergli onore colpendoci vicendevolmente le ugole con stuzzicadenti affilati su binari arrugginiti delle Ferrovie dello Stato'.
Clicca su www.marmellatamediatica.wordpress.com:
http://marmellatamediatica.wordpress.com/2010/11/30/i-profili-che-non-li-volevano/
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martedì 14 dicembre 2010
Purtugau - seconda puntata (dai, lo so che l'aspettavate con ansia)
E invece Gabriele si rivela una piacevole sorpresa. Venrdì pomeriggio, mentre siamo in giro, entriamo in Rua Da Pena Ventosa. "Come quella che subirai tu stanotte", mi fa con un ghigno. Merda. Anzi, no. Gabriele non peta, non rutta, non si scaccola o si ravana il culo con una pala da neve mentre siamo a letto. Ecco, il letto: matrimoniale. Lo dividiamo senza problemi, nonostante le nostre fattezze non proprio minute (si aggiunga che sembra il letto dei sette nani).
La stanza però è fredda. La cosa mi fa - diciamo così - indispettire e considerato che ancora non so che Gabriele si comporterà bene, non si prospetta una gran nottata. Così vado in reception. Se la tipa sbaglia un solo altro ausiliare, le dò fuoco per scaldare la stanza. Al suo posto invece c'è un tizio. Completamente pazzo. Barba semi incolta, capelli spettinati, occhi spiritati. Un pianerottolo sfasciato in bocca. Chiedo se è possibile fare qualcosa per il freddo, ormai rassegnato all'idea di morire assiderato. Il tizio si lancia in una disamina del meteo del nord del Portogallo, parlando una sorta di esperanto inventato sul momento e fatto di portoghese, spagnolo (argh) e italiano. Mi spiega che non ha mai fatto così freddo a dicembre, che di solito qui ci sono 15 gradi. Bum! Nessun accenno su come scaldare la stanza 105. La cosa incredibile è che quando parla, urla. Ho le orecchie schiantate, così vado dalla vecchia che sta lì al bar dell'ostello. I portoghesi sono incredibili: ci mettono la flemma dappertutto. Le chiedo una cazzo di stufa. "Siiii...prima vado a mangiare, poi vedo se ce n'è una". Torno dal pazzo, che me la procura. Ma la flemma lusitana mi resta in testa, mentre mi infilo a letto. Ripenso al pranzo. Bacalhau in una taverna sul Douro, quasi sotto al ponte di ferro. Il tizio è gentilissimo, ci dice che il pesce fresco c'è per tutti, anche se poi non è vero e alcuni devono virare su altro. Ma mica ti incazzi, sembra capace di esaudire ogni tuo desiderio gastronomico. Un uomo meraviglioso, tranquillo, educato. Mangiamo da Dio, ci offre pure un liquorino. Paghiamo una miseria e vorrei abbracciarlo per un'ora. O come il bilgiettaio dei pullman per Lisbona. Andiamo a chiedere quanto costa il biglietto.
"Do you speak english?"
Ho qualche reminescenza di portoghese dal viaggio in Brasile, ma non mi arrischio.
"Yeeees". Per la serie: se insisti, mi adeguo.
"How much is the ticket for Lisboa?"
"Dezoito"
La stanza però è fredda. La cosa mi fa - diciamo così - indispettire e considerato che ancora non so che Gabriele si comporterà bene, non si prospetta una gran nottata. Così vado in reception. Se la tipa sbaglia un solo altro ausiliare, le dò fuoco per scaldare la stanza. Al suo posto invece c'è un tizio. Completamente pazzo. Barba semi incolta, capelli spettinati, occhi spiritati. Un pianerottolo sfasciato in bocca. Chiedo se è possibile fare qualcosa per il freddo, ormai rassegnato all'idea di morire assiderato. Il tizio si lancia in una disamina del meteo del nord del Portogallo, parlando una sorta di esperanto inventato sul momento e fatto di portoghese, spagnolo (argh) e italiano. Mi spiega che non ha mai fatto così freddo a dicembre, che di solito qui ci sono 15 gradi. Bum! Nessun accenno su come scaldare la stanza 105. La cosa incredibile è che quando parla, urla. Ho le orecchie schiantate, così vado dalla vecchia che sta lì al bar dell'ostello. I portoghesi sono incredibili: ci mettono la flemma dappertutto. Le chiedo una cazzo di stufa. "Siiii...prima vado a mangiare, poi vedo se ce n'è una". Torno dal pazzo, che me la procura. Ma la flemma lusitana mi resta in testa, mentre mi infilo a letto. Ripenso al pranzo. Bacalhau in una taverna sul Douro, quasi sotto al ponte di ferro. Il tizio è gentilissimo, ci dice che il pesce fresco c'è per tutti, anche se poi non è vero e alcuni devono virare su altro. Ma mica ti incazzi, sembra capace di esaudire ogni tuo desiderio gastronomico. Un uomo meraviglioso, tranquillo, educato. Mangiamo da Dio, ci offre pure un liquorino. Paghiamo una miseria e vorrei abbracciarlo per un'ora. O come il bilgiettaio dei pullman per Lisbona. Andiamo a chiedere quanto costa il biglietto.
"Do you speak english?"
Ho qualche reminescenza di portoghese dal viaggio in Brasile, ma non mi arrischio.
"Yeeees". Per la serie: se insisti, mi adeguo.
"How much is the ticket for Lisboa?"
"Dezoito"
lunedì 13 dicembre 2010
Dieci. Anzi, nove.
Corriere.it ha di recente la nciato un sondaggio: descrivete il vostro 2010 in dieci parole.
Domanda da filosofo da quattro soldi: si può condensare un anno in dieci parole? Tempo fa ero stato colto dalla sindrome di Alta fedeltà. Facevo la classifica di qualsiasi cosa. Poi la cosa mi era passata, ma adesso mi ritrovo a farci conti.
Orsù, proviamoci.
Lavoro
Lontananza
Lacrime
Esami
Nostalgia
Indecisioni
Telefono
Milano
Navigli
Ne ho messe 9, se non ho contato male. Non è stato un anno facile, ma ho imparato un sacco. Vorrei chiudere in bellezza, se fosse possibile. Nel caso non trovassi l'happy ending, avrò imparato una cosa di più.
Domanda da filosofo da quattro soldi: si può condensare un anno in dieci parole? Tempo fa ero stato colto dalla sindrome di Alta fedeltà. Facevo la classifica di qualsiasi cosa. Poi la cosa mi era passata, ma adesso mi ritrovo a farci conti.
Orsù, proviamoci.
Lavoro
Lontananza
Lacrime
Esami
Nostalgia
Indecisioni
Telefono
Milano
Navigli
Ne ho messe 9, se non ho contato male. Non è stato un anno facile, ma ho imparato un sacco. Vorrei chiudere in bellezza, se fosse possibile. Nel caso non trovassi l'happy ending, avrò imparato una cosa di più.
venerdì 10 dicembre 2010
Purtugau - prima puntata
Dunque, Portogallo.
Vivere a Milano mi sta costringendo a svegliarmi ad orari antelucani, come ho già avuto modo di chiarire. Ma in fondo me le cerco. Venerdì mattina la levata è alle 5. C'è un autobus da prendere con pendolari assonati, direzione Cadorna. Da lì Malpensa, quindi Porto. Con Giourgio e Pietro bastano pochi sguardi con gli occhi a fessura per capirci. Non ho molta voglia di parlare. Il ricchione (Giorgio) mi ricorda che la sera c'è Lazio-Inter. Vabbè, sti cazzi. Si parte con i nuovi propositi formato-vacanza. 1.Lasciar perdere il calcio italiano mentre sono via; 2.lasciar perdere Facebook; 3.lasciar perdere un po' tutto: in fondo, si sa, l'acqua di mare aiuta a cicatrizzare le ferite e il Portogallo si affaccia sull'Oceano.
"Vaffanculo, che città di merda!".
Gabriele fa il suo esordio sulla scena. Più che altro, il suo ingresso sul treno per l'aereoporto è una vera e propria irruzione. Lo sento sbuffare e smoccolare già mentre è lì che si affanna sul binario. Arriva di corsa da casa sua, in zona S.Babila. Se l'è fatta a piedi. Poi si chiude in bagno. In tutto il viaggio, manterrà una media di frequenza delle latrine di due ore. "la vita è tutto un entrare e un uscire", arriverà a sentenziare a Lisbona, con un bel carico di doppi sensi. Ricordo ancora il suo aneddoto sul verme solitario. Merda, spero di non capitare con lui in camera. Arriva anche Sangalli, in orario (incredibile), mentre Cinzia e Arcangelo sono in ritardo (fantascientifico) e pigliano il treno dopo.
Partiamo e arriviamo in orario. La prima impressione è quella di una realtà ovattata, compassata, moderna e funzionale. I due ricchioni (uno lo conoscete già, l'altro è Pietro, che in un lampo decido di ribattezzare Brunettu) sono stati costretti ad imbarcare i bagagli, che arrivano con una puntualità da infarto. Incrocio un tizio francese che ha avuto problemi con il suo, di bagaglio. Un impiegato dell'aereoporto gli spiega il da farsi, con calma e in un buon francese.
Per raggiungere l'ostello, in centro, prendiamo la metro, residuo delle grandi opere per Euro 2004. Il treno passa accanto alle case dei contadini. Sfiora silenzioso i recinti delle galline. Arriviamo alla nostra stazione, Bolhao. Le stazioni sono bellissime. Colori tenui, pareti a mosaico, nessuna calca per salire e scendere dai vagoni. E poi i nomi delle stazioni: Heroismo, Senhor dos Matosinhos, Estadio do Dragao. Io da due mesi tutte le mattine passo da fermate come Bande Nere e Precotto.
Arriviamo all'ostello. Non è il Ritz, ma a noi zozzoni della cultura basta e avanza. La tizia alla recepition è carina e disponibile. Si sforza di parlarci in un buon italiano. Pessima scelta, di fronte a gente tutta laureata in corsi di Lettere. All'inizio ci mostriamo indulgenti, ma all'ennesimo ausiliare sbagliato la aggrediamo. Lei sorride e vabbè, la perdoniamo.
Scatta l'assegnazione delle camere. Siamo in 6 da distribuire in 3 camere matrimoniali. Brunettu lancia l'idea del secolo: estrazione tramite tessere dell'atm.
Capito in stanza con Gabriele.
Principio sì giolivo, ben conduce.
Vivere a Milano mi sta costringendo a svegliarmi ad orari antelucani, come ho già avuto modo di chiarire. Ma in fondo me le cerco. Venerdì mattina la levata è alle 5. C'è un autobus da prendere con pendolari assonati, direzione Cadorna. Da lì Malpensa, quindi Porto. Con Giourgio e Pietro bastano pochi sguardi con gli occhi a fessura per capirci. Non ho molta voglia di parlare. Il ricchione (Giorgio) mi ricorda che la sera c'è Lazio-Inter. Vabbè, sti cazzi. Si parte con i nuovi propositi formato-vacanza. 1.Lasciar perdere il calcio italiano mentre sono via; 2.lasciar perdere Facebook; 3.lasciar perdere un po' tutto: in fondo, si sa, l'acqua di mare aiuta a cicatrizzare le ferite e il Portogallo si affaccia sull'Oceano.
"Vaffanculo, che città di merda!".
Gabriele fa il suo esordio sulla scena. Più che altro, il suo ingresso sul treno per l'aereoporto è una vera e propria irruzione. Lo sento sbuffare e smoccolare già mentre è lì che si affanna sul binario. Arriva di corsa da casa sua, in zona S.Babila. Se l'è fatta a piedi. Poi si chiude in bagno. In tutto il viaggio, manterrà una media di frequenza delle latrine di due ore. "la vita è tutto un entrare e un uscire", arriverà a sentenziare a Lisbona, con un bel carico di doppi sensi. Ricordo ancora il suo aneddoto sul verme solitario. Merda, spero di non capitare con lui in camera. Arriva anche Sangalli, in orario (incredibile), mentre Cinzia e Arcangelo sono in ritardo (fantascientifico) e pigliano il treno dopo.
Partiamo e arriviamo in orario. La prima impressione è quella di una realtà ovattata, compassata, moderna e funzionale. I due ricchioni (uno lo conoscete già, l'altro è Pietro, che in un lampo decido di ribattezzare Brunettu) sono stati costretti ad imbarcare i bagagli, che arrivano con una puntualità da infarto. Incrocio un tizio francese che ha avuto problemi con il suo, di bagaglio. Un impiegato dell'aereoporto gli spiega il da farsi, con calma e in un buon francese.
Per raggiungere l'ostello, in centro, prendiamo la metro, residuo delle grandi opere per Euro 2004. Il treno passa accanto alle case dei contadini. Sfiora silenzioso i recinti delle galline. Arriviamo alla nostra stazione, Bolhao. Le stazioni sono bellissime. Colori tenui, pareti a mosaico, nessuna calca per salire e scendere dai vagoni. E poi i nomi delle stazioni: Heroismo, Senhor dos Matosinhos, Estadio do Dragao. Io da due mesi tutte le mattine passo da fermate come Bande Nere e Precotto.
Arriviamo all'ostello. Non è il Ritz, ma a noi zozzoni della cultura basta e avanza. La tizia alla recepition è carina e disponibile. Si sforza di parlarci in un buon italiano. Pessima scelta, di fronte a gente tutta laureata in corsi di Lettere. All'inizio ci mostriamo indulgenti, ma all'ennesimo ausiliare sbagliato la aggrediamo. Lei sorride e vabbè, la perdoniamo.
Scatta l'assegnazione delle camere. Siamo in 6 da distribuire in 3 camere matrimoniali. Brunettu lancia l'idea del secolo: estrazione tramite tessere dell'atm.
Capito in stanza con Gabriele.
Principio sì giolivo, ben conduce.
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